domenica 19 maggio 2013

Piemonte: i grissini

I grissini sono il riempipanciainattesadeipiattiordinati più diffuso nei ristoranti. E infatti non si sa quanti ne ho mangiati io nella mia impaziente voracità al ristorante..
Li adoro, sono semplici e croccanti, leggeri e sfiziosi, e così si mangiano uno dopo l'altro che è una meraviglia.
Non mi sono mai chiesta la loro storia, da dove venissero, chi li avesse inventati, quando, perché, per come; insomma non gli ho mostrato il dovuto interessamento e la mia solita curiosità che di solito rivolgo verso gli altri cibi.
Pensavo che fossero un escamotage inventato apposta per i ristoranti, per riempire la pancia dei mangioni impazienti come me. E invece no poveri grissini, loro hanno una vita al di fuori dei ristoranti.
Questi sottovalutati (da me!) bastoncini croccanti sono una specialità del torinese e la loro nascita si fa risalire tradizionalmente al 1679.
Si racconta che furono inventati da Antonio Brunero, un cuoco di corte che ideò questa ricetta per nutrire niente popo dimeno che un futuro re, l'allora bambino Vittorio Amedeo II di Savoia.
Il povero Vittorio infatti non digeriva bene la mollica del pane, così il suo medico personale Teobaldo Pecchio aveva richiesto al cuoco di cucinare un sostituto secco, che fosse più leggero e digeribile.
Ed ecco che nasce il grissino, il cui nome probabilmente deriva da ghersa, il nome del tradizionale pane piemontese dalla forma allungata.
I grissini erano comodi, a differenza del pane, poiché si potevano conservare più a lungo senza rovinarsi e poi appunto per l'alta digeribilità.
Insomma questo è il racconto della tradizione, ma testimonianze scritte e anche iconografiche (un affresco del Duomo di Chieri risalente al XV secolo) precedenti alla data di questa storia ci sono, quindi il nostro grissino o dei prototipi simili sono ancora più antichi!
La forma tradizionale è quella del robatà (in piemontese significa letteralmente "caduto"), cioè la forma classica e più conosciuta di bastoncino allungato e nodoso (dai 40 agli 80 cm), poiché fatto a mano, mentre di più recente ideazione è il grissino stirato, appunto tirato senza essere arrotolato e quindi più liscio e friabile (questo metodo è quello ormai utilizzato per la produzione industriale).
Entrambi i tipi di grissini e solo questi due, sono riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani; famoso è il grissino robotà di Chieri (la stessa dell'affresco Quattrocentesco in cui un personaggio mangia un presunto grissino).
I grissini hanno avuto molti estimatori, anche molto famosi, primo fra tutti Monsieur Napoleone Bonaparte, che fece addirittura instaurare un servizio di corriera tra Parigi e Torino anche per avere un trasporto costante dei sui amati petit batons de Turin (golosone!).
E visto che sono buoni e hanno una loro dignità non posso aspettare di andare al ristorante per mangiarli, devo imparare a farmeli a casa da sola. Ecco la ricetta!

Grissini
Ingredienti per circa 40-50 pezzi:
  • 500 gr di farina
  • 250-280 ml di acqua
  • 15 gr di lievito di birra
  • 50 gr di olio extra vergine d'oliva
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • 1 cucchiaino di sale
  • farina di semola q.b.
Sciogliere il lievito di birra con un cucchiaino di zucchero in un bicchiere di acqua tiepida (presa dal totale dell'acqua).
Disporre la farina su una spianatoia e versare al centro il composto di acqua e lievito; mischiare velocemente e poi aggiungere a filo la restante acqua, l'olio d'oliva e il sale miscelati insieme.
Impastare mentre si versano i liquidi, così da poter testare in corso d'opera la consistenza della pasta; questa deve essere abbastanza compatta, ma non dura, elastica ma non appiccicosa.
Continuare ad impastare fino a che non si otterrà un panetto abbastanza compatto e ben lavorabile.
Cospargere il piano di lavoro con la semola di grano duro e stendere sopra la pasta con un mattarello, cercando di dargli la forma di un rettangolo, spesso circa 1/2 cm.
Spennellare la superficie della pasta con abbondante olio d'oliva e spolverare con altra farina di semola; coprire a cupola e lasciar lievitare per almeno un'oretta, fino a che l'impasto non sarà raddoppiato di volume.
A fine lievitazione, tagliare il lato corto del rettangolo di pasta con un coltello dalla lama liscia e lunga, ottenendo delle striscioline spesse circa un centimetro.
Prendere le striscioline per le due estremità e tirarle delicatamente, fino ad ottenere un lungo cordoncino (i grissini tradizionali vanno dai 40 agli 80 cm), che si metterà su una teglia coperta con carta forno.
Infornare in forno preriscaldato a 200° per 15-20 minuti (dipenderà dallo spessore dei grissini), fino a che non saranno ben dorati.
Se si vuole dare un sapore diverso ai grissini classici, prima della cottura spennellare con dell'olio di oliva tutti i cordoncini e spolverarli con un po' di sale grosso pestato, con dei semi di sesamo o di papavero, o addirittura arricchire l'impasto (prima della lievitazione) con salvia, rosmarino, pepe o peperoncino.

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